Clinica Pellegrini vi presenta la logopedista Francesca Vanzin. Gentilmente la dottoressa ha risposto ad alcune domande per voi…
Per iniziare a conoscere la tua professione potresti spiegarci brevemente di cosa ti occupi principalmente?
La logopedia è una disciplina sanitaria che si occupa della prevenzione e del trattamento di tutti i disturbi legati alla comunicazione, al linguaggio e alla voce.
Il logopedista porta il suo contributo in moltissimi settori e in tutte le fasi della vita: nel campo dell’età evolutiva collabora alla diagnosi di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, ponendosi come riferimento per la loro rieducazione. Si occupa inoltre di disturbi della voce e deglutizioni deviate in adulti e bambini. Tratta gli esiti di lesioni cerebrali acquisite in età adulta (afasia, disartria e disfagia) e si pone l’obiettivo di recuperare o rallentare la perdita delle competenze linguistiche e cognitive della terza età conseguenti demenze (ad es. Parkinson, Alzheimer…). Un logopedista quindi si può incontrare in terapia intensiva neonatale come in una residenza per anziani.
Logopedia deriva dal greco logos cioè discorso e paideia traducibile con educazione. Quindi educhi le persone al discorso. Dato che la parola è connessa alle capacità cognitive della persona ci sono casi in cui la componente cognitiva o psicologica influenza la capacità di comunicare e come la tua professione potrebbe essere di aiuto?
Il linguaggio dipende da numerosi fattori, ed il suo fascino a mio avviso risiede proprio in questo. La componente cognitiva è senza dubbio fondamentale: è noto come un grave ritardo cognitivo non consenta lo sviluppo di adeguate forme di comunicazione o ancora come funzioni esecutive, motricità fine e percezione, memoria ed attenzione siano strettamente correlate alla pianificazione linguistica (ovvero la produzione di un discorso). Agire anche su queste componenti permette di ottenere maggiori risultati e in tempi più brevi. In pratica con giochi ed attività mirate si cerca di allenare il bambino a percepire la differenza tra due parole simili che differiscono per un unico suono (come ad esempio tane e cane), stimolare la memoria visiva e uditiva, allungare i tempi di attenzione, sintonizzando quest’ultima sul discorso adulto, che fa da modello.
Non va dimenticato che se da un lato le abilità cognitive sono importantissime per uno sviluppo armonico del linguaggio, altrettanto importante è la componente socio-emotiva. Se manca la relazione con l’adulto che funge da mediatore, il bambino non può sviluppare il linguaggio. Tutti noi abbiamo imparato a parlare per imitazione e senza un insegnamento diretto, solo ascoltando e sperimentando. Il mio intervento dunque prevede anche di individuare quali meccanismi si sono inceppati nelle relazioni bambino-adulto, fornendo consigli e strategie per instaurare un rapporto che favorisca la comparsa ed il consolidamento del linguaggio.
La lingua è un muscolo piccolo ma molto potente e con un’alta sensibilità. Pensi che nella percezione comune sia adeguatamente conosciuto il ruolo del logopedista e cosa si dovrebbe fare in proposito?
Non è raro, purtroppo, che mi si scambi per il podologo, ovvero colui che ha a cura il piede e le sue patologie. Questo fa capire come nell’opinione comune la figura del logopedista sia ancora poco conosciuta oppure si crede che lavori unicamente con bambini piccoli che “non parlano bene”. In verità la logopedia, come ho cercato di raccontare prima, si occupa di questo e di molto altro.
Il linguaggio, inteso come articolazione dei suoni, fa parte delle funzioni orali insieme a suzione, respirazione, masticazione e deglutizione. Esse sono accomunate dalle strutture e dai muscoli coinvolti nell’espletamento di tali funzioni. Il muscolo più potente e il maggiormente attivo è la lingua: apparentemente innocua e di poco conto, in realtà esercita una spinta media di 1 kg per cm2 ad ogni deglutizione ed insieme alle labbra è responsabile dell’articolazione dei suoni del linguaggio. Il lavoro del logopedista non si limita alle parole e al discorso ma se necessario si estende alla parte più esecutiva, agendo direttamente sul tono muscolare.
È dimostrato come la posizione corretta della lingua e il suo movimento corretto, per esempio nella deglutizione, possa influenzare la crescita ossea nei bambini. Esistono casi in letteratura in cui la costruzione di denti anche di poco incongrui come dimensione ha causato problematiche di spazio alla lingua con la formazione di patologie muscolotensive anche a carico di altri muscoli masticatori. In clinica pellegrini ci prendiamo cura della persona nel suo insieme e riteniamo che le nostre professioni siano complementari. Qual è il tuo parere?
Sono pienamente d’accordo nel ritenere le nostre professioni complementari. Mi piace immaginare il logopedista come un porto più che come un’isola; non posso fare il mio lavoro efficientemente se non mi confronto ed interfaccio con gli altri professionisti (siano essi neuropsicomotricisti, ortodontisti, psicologi, fisioterapisti, pediatri, foniatri, …). In questo caso, ovvero quello delle funzioni orali, un approccio multidisciplinare consente di raggiungere un’armonia anatomica e funzionale delle arcate dentarie e del viso nel complesso, riequilibrando la funzione muscolare.
La logopedia (nello specifico la terapia miofunzionale) si inserisce prima, durante e/o dopo l’intervento ortodontico con una valutazione approfondita e l’insegnamento di semplici esercizi che vanno ripetuti con costanza ogni giorno per un periodo di tempo variabile.
Cito Garlainer dicendo che «In ogni battaglia tra i muscoli e l’osso, vince sempre il muscolo» e mi sento di aggiungere che laddove c’è uno squilibrio muscolare (ovvero il muscolo non fa il suo lavoro efficientemente) a risentirne saranno non solo i muscoli strettamente coinvolti ma anche altre strutture anatomiche ed altre funzioni.
Ecco quindi che un ortodontista difficilmente riuscirà ad ottenere un risultato stabile nel tempo se alla base ci sono squilibri muscolari o spinte linguali deviate ed allo stesso tempo, il logopedista non potrà intervenire nell’assetto muscolare se gli spazi strutturali non saranno adeguati.
È difficile spiegare in modo esaustivo questo argomento in poche parole, in sintesi vorrei ribadire il valore della comunicazione tra i professionisti e l’altrettanto importante relazione tra la rieducazione delle funzioni orali e il raggiungimento di un’armonia strutturale.